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  • Editoriale



    di
    Alessandro Vaccarone


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    I tessuti di Francesco Vaccarone


    A lungo per gli artisti la stoffa è stata un oggetto da rappresentare, un tema che interessava per i colori e le volute, che ai critici d’arte sono serviti spesso come particolari d’indagine per decidere l’attribuzione di quadri e sculture, riconoscendo la mano dell’autore nei toni delle sfumature, in volute e ricami dipinti o disegnati al bulino.


    La qualità rappresentata dei tessuti poteva servire alla rappresentazione stessa della potenza degli uomini e della gentilezza e grazia delle nobildonne al loro fianco, come potentemente avviene nel Bronzino che dipinge la famiglia dei Medici di Firenze.

    L’arte contemporanea usa la stoffa come un feticcio, nel senso originario di una religione degli oggetti magici, impiegati come materiale sacro che entra nell’opera d’arte, come avviene con i sacchi di Burri, le fodere grandi di Christo, perfino con la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto.

    Di ognuno di loro si potrebbe dire: ne ha di stoffa questo artista, senza ironia e senza temere offese di ritorno tanto le loro stoffe sono essenziali al gesto artistico.
    L’altra sacralizzazione compiuta dall’arte è lo sposalizio con l’artigianato, quello a lungo e sempre officiato dai veri artisti che umilmente inchiodano le tele, mescolano i colori, li diluiscono, si molano da soli gli attrezzi per scolpire e tagliare pietre.

    Lo studio di Francesco Vaccarone è l’officina segreta, la pancia della Balena, la grotta dei pensieri psicoanalitici, il tempio dove il maestro si fa mastro artigiano per rendere accessibile a tutti noi con forme visibili e colorate il suo sguardo sul mondo. Le finestre dello studio sono oscurate alla luce cangiante della giornata perché Vaccarone vuole vedere bene i colori, e non vederli mutare secondo altri punti di vista che non siano il suo.
    La stessa operazione vale per le forme, che sono sue personali ma che rendono l’umore, l’analisi introspettiva e poetica di cose e persone che lui incontra o ha già incontrato vicino e lontano da La Spezia, vicino e lontano dal porto e dalle strade della città più segreta della Liguria.

    I quadri di Francesco Vaccarone, si potrebbe addirittura ardire di pensare che tutti i suoi quadri siano stati prodotti per diventare un tessuto da impiegare come involucro di mobili d’uso quotidiano, tavole, poltrone divani, tende.

    Quando questo gli è stato proposto, Francesco non ha battuto ciglio ed anzi, mentre dettava i particolari delle cose da fare per realizzare l’idea, sembrava dire con gli occhi: e quanto tempo ci avete messo a chiedermelo?
    Sono un vero artigiano, no?

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